Il Borgo di Corigliano d'Otranto
Un labirinto di vicoli stretti e corti nel cuore della Grecìa Salentina dove il barocco leccese e l’antica influenza greca convergono
Stretto nell’abbraccio delle mura cinquecentesche, il borgo antico di Corigliano d’Otranto è il luogo in cui signoreggia la calce bianca e la pietra leccese.
Si presenta come un dedalo di vicoli stretti lastricati, fiancheggiati da alti palazzi nobiliari e basse case familiari che si riuniscono attorno ad una corte. È proprio la casa a corte che caratterizza questo centro, come tutti i paesi della Grecìa Salentina, rivelando così, anche nell’architettura e non solo nella lingua, l’antica influenza greca.
Seguire il groviglio delle strade, partendo dal Castello, significa raggiungere l’apertura solenne e circolare di piazza San Nicola, cuore urbanistico del borgo, e concedersi una prima sosta per dare modo allo sguardo di posarsi tutto intorno. Ecco allora Palazzo Comi (XVII-XVIII secolo), antica residenza nobiliare con le sue lesène, le sue arcate al piano terra, un angelo che sorregge il peso di una falsa bifora e la statua dell’Immacolata al primo piano. Sul lato opposto, disposto in un angolo della piazza, campeggia la Torre dell’Orologio Civico con un campanile a vela. I suoi tre ordini architettonici segnati da cornici marcapiano, conservano le epigrafi del poeta coriglianese Andrea Peschiulli, l’originaria meridiana e suggeriscono l’antica tradizione orale secondo la quale il primo orologio qui posizionato fosse bottino di guerra sottratto dai coriglianesi ai Turchi. Poco più in là, si staglia la colonna con la statua della Madonna delle Grazie: il basamento reca la data del 1848 mentre la piccola statua proviene certamente da un altro luogo e per averne prova… dovrai guardarle le spalle!
Pochi passi e un vicolo cieco e ventoso custodisce uno dei tesori architettonici del borgo antico: si tratta dell’Arco Lucchetti, un arco di accesso ad una corte, probabilmente la corte dei Lucchetti (o Lucchetta). È costituito da tre blocchi monolitici di pietra leccese riccamente decorati, quasi come un merletto tipico delle “doti” delle donne del Sud. Tra figure umane, trasposizioni favolistiche e leggendarie, fiori e frutti, si narrano le vicende e le virtù del genere umano.
Non potrai fare a meno di addentrarti per altri vicoli, perderti nei dettagli decorativi dei portali, nei messaggi nascosti nelle epigrafi dal sapore filosofico, nelle chiavi di volta che raccontano di residenze di ecclesiastici che diventano frantoi ipogei e poi si trasformano in luoghi di ristoro, nell’architettura di una torre di avvistamento che si adatta alla nuova veste di Torre Campanaria. Addossata alla facciata della Chiesa, si presenta a pianta quadra senza cuspide di coronamento, con la campana alloggiata facendo spazio eliminando la colonna delle bifore. La Chiesa di San Nicola, addossata alla torre campanaria in seguito ai lavori di ampliamento eseguiti nel XVII secolo, presenta un prospetto liscio arricchito da un portale sormontato da una lunetta, con tre figure scolpite: il Cristo, la Madonna e San Nicola. La data di costruzione è riportata più in alto, il 1573.
Ma non lasciatevi ingannare da questa facciata in apparenza lineare e disadorna. Qualche passo ancora oltre la gradinata e si rivelerà il gusto barocco degli interni, degli altari laterali lungo il transetto e dell’altare maggiore, ma soprattutto si manifesterà ai vostri occhi il pavimento musivo realizzato nel 1878. Tra i rami e le foglie d’un albero della vita che corre lungo la navata centrale vengono rappresentate le storie dell’Antico Testamento, una Bibbia a cielo aperto, momento di educazione e formazione cristiana per tutta la comunità.